Ho visto Cagliari una mattina, mentre scendevo
dall’alto delle sue antiche mura di Castello alle prime
luci dell’alba; avvolta in un sottile lenzuolo di nuvole
primaverili, le sue case apparivano simili a quelle racchiuse
nelle bocce di vetro dei souvenir, quasi non fossero vere.
Immersa nell’irreale bellezza che solo l’insularità riesce a
donare ai luoghi, intorno a essa si rappresentava un quotidiano
quanto spettacolare giuoco degli elementi: il mare
puntellato di piccole e grandi imbarcazioni, la nuda terra
costretta tra le antiche costruzioni del centro cittadino, il
cielo che man mano diviene sempre più limpido e come una
grande tela mette in bella mostra il frenetico volteggiare di
uno stormo di gabbiani e quel sole, inizialmente timido, che
sempre più sfrontato inizia a farsi strada tra le strette viuzze
del sopravvissuto quartiere medioevale. Rimango anche quest’oggi
assorto nel contemplare questo tanto fragoroso quanto
per molti invisibile spettacolo, cercando inutilmente, ancora
una volta, di capire le ragioni delle dissennate scelte
politiche di coloro che hanno voluto, direttamente o indirettamente,
mettere a repentaglio una simile fortuna.
Roberto Saia, Opinioni, Il Sardegna, 18 maio 2009
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