In the beginning I wanted to blend in the photos from my first digital cameras in a sort of non chronological journal. However I only managed to send out texts and references ... not the slightest photo during these last four years. Now four years later I only seem to be able to publish photos and images and texting is more difficult ... to realize ... ... The easy thing is referencing ... "Approaching" and "A Certain Point of View" are my own identities.
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Sunday, June 21, 2009
Friday, November 28, 2008
Voce nel deserto
Tra contrazione ed estensione
La Globalizzazione, o
meglio, la
Mondialisation,
non è che
una uniformazione
dal basso; il Regno
delle multinazionali: Standardizzazione,
ultraliberalismo
selvaggio sui mercati mondiali.
Bisogna dunque cambiare i
propri modi di pensare, di vivere
e di reagire. Il vero problema
è che noi manchiamo al
mondo; ciò significa che dobbiamo
inventare quel Popolo
che manca, quella cultura che
manca, e quella lotta e resistenza
che mancano. Dipende
da noi se possiamo allargare i
nostri immaginari, contrastare
questo devastante vento
che corre, ma non copre.
L’aria - c’è ancora? - che respiriamo
è sconvolta da Notizie
che ognuno di noi le ha
indovinate prima ancora che
giungessero. Abbiamo perso il
potere d’acquisto, ma al suo
posto, abbiamo acquisito una
qualità di pre-scienza, "tramata
nella meccanica dell’informazione."
Viviamo tutti in
luoghi comuni, dove modi di
cogitare il mondo incontrano
altri modi di cogitare di nuovo
il mondo. Tutti questi luoghi
diventano primordiali per noi,
esseri manipolati e scientificamente
abusati. In questo
universo, diviso tra ricchissimi
e poverissimi, troviamo in
più altre tre specie di persone:
quelli che decidono, quelli che
soffrono, e quelli che guardano
e dimenticano. Ma la gran
maggioranza dei popoli a noi
vicini, condivide almeno un
sacro vantaggio: il divenire
non è nella mondializzazione,
ma nella mondialità: mondialità
come modo unico e molteplice; inestricabile!
Noi tutti,
dobbiamo contrastare quel
regolamento universale che il
globalismo, l’uniformazione e
il liberalismo selvaggio ci impongono.
Questa è l’unica verità,
l’unica identità accettabile
che deve riunirci per ponderare,
pensare, pesare, e lavorare
insieme! Che fare?
Umanizzare la politica e la
cultura. Siamo per un cambiamento
infinito dentro una
perennità senza nessuna fissa
dimora: "Agisci nel tuo luogo;
pensa con il mondo" dev’essere
il nostro motto. Non è la
rete, ma la relazione che deve
reggere i popoli. Per noi, comunità
dell’altrove, l’utopia è
il nostro unico atto, la nostra
unica arte! In quest’Isola abbiamo
appena scoperto che c’è
una gigantesca grotta che trapassa
l’Isola! Facciamo in modo
che la nostra azione sia
una contro-azione; contrazione
è il contrario della contraddizione;
essa crea estensione.
Radhouan Ben Amara
Docente di lingue e traduzione
dell'Università di Cagliari
Il Sardegna, 26 novembre 2008
Dans le desert on peut toujours tomber sur une oasis.
Tra contrazione ed estensione
La Globalizzazione, o
meglio, la
Mondialisation,
non è che
una uniformazione
dal basso; il Regno
delle multinazionali: Standardizzazione,
ultraliberalismo
selvaggio sui mercati mondiali.
Bisogna dunque cambiare i
propri modi di pensare, di vivere
e di reagire. Il vero problema
è che noi manchiamo al
mondo; ciò significa che dobbiamo
inventare quel Popolo
che manca, quella cultura che
manca, e quella lotta e resistenza
che mancano. Dipende
da noi se possiamo allargare i
nostri immaginari, contrastare
questo devastante vento
che corre, ma non copre.
L’aria - c’è ancora? - che respiriamo
è sconvolta da Notizie
che ognuno di noi le ha
indovinate prima ancora che
giungessero. Abbiamo perso il
potere d’acquisto, ma al suo
posto, abbiamo acquisito una
qualità di pre-scienza, "tramata
nella meccanica dell’informazione."
Viviamo tutti in
luoghi comuni, dove modi di
cogitare il mondo incontrano
altri modi di cogitare di nuovo
il mondo. Tutti questi luoghi
diventano primordiali per noi,
esseri manipolati e scientificamente
abusati. In questo
universo, diviso tra ricchissimi
e poverissimi, troviamo in
più altre tre specie di persone:
quelli che decidono, quelli che
soffrono, e quelli che guardano
e dimenticano. Ma la gran
maggioranza dei popoli a noi
vicini, condivide almeno un
sacro vantaggio: il divenire
non è nella mondializzazione,
ma nella mondialità: mondialità
come modo unico e molteplice; inestricabile!
Noi tutti,
dobbiamo contrastare quel
regolamento universale che il
globalismo, l’uniformazione e
il liberalismo selvaggio ci impongono.
Questa è l’unica verità,
l’unica identità accettabile
che deve riunirci per ponderare,
pensare, pesare, e lavorare
insieme! Che fare?
Umanizzare la politica e la
cultura. Siamo per un cambiamento
infinito dentro una
perennità senza nessuna fissa
dimora: "Agisci nel tuo luogo;
pensa con il mondo" dev’essere
il nostro motto. Non è la
rete, ma la relazione che deve
reggere i popoli. Per noi, comunità
dell’altrove, l’utopia è
il nostro unico atto, la nostra
unica arte! In quest’Isola abbiamo
appena scoperto che c’è
una gigantesca grotta che trapassa
l’Isola! Facciamo in modo
che la nostra azione sia
una contro-azione; contrazione
è il contrario della contraddizione;
essa crea estensione.
Radhouan Ben Amara
Docente di lingue e traduzione
dell'Università di Cagliari
Il Sardegna, 26 novembre 2008
Dans le desert on peut toujours tomber sur une oasis.
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